Lo sguardo di Giano by Carlo Galli

Lo sguardo di Giano by Carlo Galli

autore:Carlo, Galli [Galli, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Politica, Saggi
ISBN: 9788815140852
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2008-10-14T22:00:00+00:00


3. Machiavelli «troppo umano»

L’utilizzazione diretta di Machiavelli cessa quando Schmitt smette di occuparsi di politica interna dopo la crisi dei suoi rapporti col regime nazista nel 1936. Nella sua produzione seguente restano però alcuni giudizi sul Fiorentino, che configurano sia la presa di distanza del giurista tedesco, sia un nuovo tentativo di identificazione, sia un suo rapporto più oggettivo con lui.

3.1. Dalle tematiche di diritto costituzionale e di politica interna Schmitt si congeda col libro su Hobbes del 1938, che apre contemporaneamente anche alla ricostruzione della politica internazionale in termini di rapporto fra terra e mare. In questa fase, la statualità moderna è integralmente fatta risalire da Schmitt alla matrice di Hobbes, che è all’origine sia del tecnicismo giuspositivistico sia del suo rovescio, la decisione. E rispetto alla vicenda dello Stato-macchina e della sua razionalità legalistica che si trasforma in oggettività tecnica – l’unica che conti davvero, nel Moderno, anche se Schmitt ne è sempre più critico –, Machiavelli (con riferimento alla patetica chiusura del Principe) è definito estraneo proprio perché «umanissimo» [25]. Schmitt esonera quindi Machiavelli dalle colpe storiche che il suo mito negativo gli ha cucito addosso, a partire dalla responsabilità postuma per la notte di San Bartolomeo [26], benché sottolinei ancora – ma sarà l’ultima volta – la valutazione positiva (dopo una secolare condanna) del «mito Machiavelli» attuata dal fascismo, che nel Fiorentino vede il campione della obiettività eroica della politica, in lotta contro la menzogna moralistica. Di fatto, a questa altezza la precedente immagine di Machiavelli «povero diavolo» non è applicata solo alle infelici scelte politiche del Fiorentino, ma serve anche a negare l’efficacia politica del suo pensiero, che è ormai interpretato solo come una indifesa e vana testimonianza del «politico». Il Male della politica moderna non passa per Machiavelli, ma per la Macchina, cioè per il Leviatano tecnico e giuspositivistico. In questo rovesciamento rispetto alla prima fase (Machiavelli «tecnico») e nello spostamento d’accenti rispetto alla seconda (Machiavelli pienamente ed efficacemente politico), è già compiuto, nel 1938, il primo passo verso il Machiavelli «troppo umano» del secondo dopoguerra.

3.2. Dell’umanità di Machiavelli Schmitt dopo il 1945 cerca di appropriarsi, facendo implicitamente di Machiavelli lo specchio della propria vicenda, ossia del «vinto che scrive la storia» [27] e di capro espiatorio sia, prima, del potere nazista sia, in seguito, della potenza delle democrazie occidentali che egli continua ad associare, anche dopo la seconda guerra mondiale, al liberalismo moralistico [28].

Questa seconda identificazione – esistenziale – è stata poi avvalorata dallo stesso Schmitt in modo aperto e spettacolare, quando denominò «San Casciano» la villetta di Plettenberg in cui si era ritirato nel 1947 [29], dopo il carcere e gli interrogatori di Norimberga, colpito da un mai revocato Berufsverbot. In realtà, i due esili, e i due esuli, non si assomigliavano affatto; oltre alla mera constatazione empirica che come Machiavelli neppure Schmitt è un grande politico pratico, e che anch’egli, come il Fiorentino, è stato spesso (purtroppo per Schmitt, non sempre) «fuori posto» – nonostante i suoi sforzi – rispetto agli



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